JOHN NASH

John Nash nasce il 13 giugno 1928 a Bluefield. Ha rivoluzionato l'economia con i suoi studi di matematica applicata alla "Teoria dei giochi", vincendo il premio Nobel per l'economia nel 1994. Ma Nash è anche un geniale matematico: ha sempre avuto un'abilità nell'affrontare i problemi da un'ottica nuova e impensabile per gli altri, trovando soluzioni incredibilmente eleganti a problemi complessi, come quelli legati all'immersione delle varietà algebriche o alle equazioni differenziali paraboliche.


TRA INFERNO E PARADISO

Nash ha vissuto per circa trent'anni oscillando tra Il paradiso e l'inferno. Il paradiso del ragionamento razionale, delle dimostrazioni, dei calcoli, aveva le sue "sedi" in istituti universitari prestigiosi (come quello di Princeton) oppure in società come la RAND Corporation, dove insieme a logici, matematici, fisici e ingegneri esperti di teoria dei giochi, ha lavorato per il governo alle strategie politiche e militari della guerra fredda.
L'inferno era quello della schizofrenia paranoica che ha trasformato la naturale stravaganza di Nash in un incubo durato circa trent'anni tra deliranti allucinazioni e un inquietante distacco emotivo dal mondo esterno. Dopo, spesso successivi ai ricoveri in ospedali psichiatrici, Nash tornava a fare matematica. Ma pochi mesi dopo le allucinazioni si riappropriavano della sua mente, facendolo ripiombare nell'abisso della follia.
Terapie come elettroshock, camicie di forza chimiche, iniezioni di insulina lo hanno un po' segnato nel fisico, ma oggi Nash è un ultrasettantenne che va ancora in Istituto a Princeton, studia ancora matematica e sembra guarito dalla malattia. La psichiatria ricorda pochissimi esempi di risveglio dalla schizofrenia, considerata una malattia degenerativa, tanto che in quei pochi casi si mette spesso in dubbio l'autenticità della diagnosi.


LA FAMIGLIA

IL PADRE
Si chiamava con lo stesso nome del figlio, John Nash, era nato in Texas ed ebbe un'infanzia infelice riscattata solo dagli studi in ingegneria elettrica che lo portarono a lavorare per l'Appalacian Power Company di Bluefield, in Virginia.

LA MADRE
Si chiamava Margaret Virginia Martin; dopo il matrimonio intraprese la carriera di insegnante di lingua inglese e saltuariamente di latino.

LA SORELLA
Si chiamava Martha ed è proprio grazie a lei che Nash riesce ad integrarsi maggiormente con gli altri coetanei, partecipando ai giochi “tipici” dell’infanzia.


LA SUA INFANZIA

John Forbes Nash jr. già da piccolo rivela un carattere solitario e bizzarro. Anche la sua frequentazione scolastica presenta numerosi problemi. Testimonianze di chi lo ha conosciuto lo descrivono come un ragazzo piccolo e singolare, solitario ed introverso. Sembrava avere più interesse per i libri piuttosto che alla condivisione delle ore di gioco con altri bambini.
Il clima familiare era sostanzialmente sereno, con genitori che certo non mancavano di dimostrargli il loro affetto. Dopo qualche anno nascerà anche una bambina, Martha. Ed è proprio grazie alla sorella che John riesce ad integrarsi un po' di più con gli altri coetanei, riuscendo anche a farsi coinvolgere nei giochi usuali dell'infanzia. Tuttavia, mentre gli altri tendono a giocare insieme, John preferisce rimanere per suo conto.


LA SCUOLA

La situazione scolastica non è rosea, perlomeno inizialmente. Gli insegnanti non si accorgono affatto del suo genio e dei suoi talenti straordinari. Anzi, la sua mancanza di "abilità sociali" lo mette in cattiva luce nei confronti di colleghi e corpo docente. Nash era probabilmente annoiato dalla scuola, un caso non raro, visto che Albert Einstein era altrettanto insofferente verso le tradizionali istituzioni scolastiche.
Al liceo, invece, la sua superiorità intellettuale rispetto ai compagni gli serve soprattutto per ottenere considerazione e rispetto. Ottiene anche una prestigiosa borsa di studio, grazie ad un lavoro di chimica. Così si reca a Pittsburgh, alla Carnegie Mellon, per studiare proprio chimica. Con il passare del tempo, però, il suo interesse per la matematica va aumentando sempre di più. In questo campo mostra delle abilità eccezionali, specialmente nella soluzione di problemi complessi. Con gli amici, invece, si comporta in modo sempre più eccentrico: non riesce ad instaurare rapporti di amicizia né con donne né con uomini.
Partecipa alla Putnam Mathematical Competition, un premio molto ambito, ma non vince. Nonostante ciò si mostra subito un grande matematico, tanto da ricevere offerte da Harvard e Princeton per fare un dottorato in matematica. Sceglie Princeton dove avrà modo di conoscere Einstein e Von Neumann. Nella lettera di presentazione a Princeton che Nash porta, vi è solo una frase, scritta dal rettore: "Quest'uomo è un genio.“
"Era sempre immerso nei propri pensieri. Se ne stava seduto da solo nella sala comune. Capitava facilmente che ti passasse accanto senza vederti. Borbottava sempre fra sé e sé. Sempre fischiettando. Nash pensava sempre. Se era sdraiato su un tavolo, era perché stava pensando. Solo pensando. Potevi vedere che stava pensando.“ (MELVIN HAUSNER)


GLI ANNI TRASCORSI A PRINCETON

Durante i suoi anni di insegnamento a Princeton Nash ha mostrato svariati interessi nella matematica pura: dalla topologia, alla geometria algebrica, dalla teoria dei giochi alla logica. Inoltre non è mai stato interessato a dedicarsi ad una teoria, a svilupparla, ad intessere rapporti con altri specialisti, eventualmente a fondare una scuola. Desiderava invece risolvere un problema con le sue forze e i suoi strumenti concettuali, cercando l'approccio più originale possibile alla questione.
Nel 1949, mentre studiava per il suo dottorato, sviluppò delle considerazioni che 45 anni più tardi gli valsero il premio Nobel. Durante quel periodo Nash stabilì i principi matematici della teoria dei giochi.


LA TEORIA DEI GIOCHI

La nascita della teoria dei giochi coincide con l'uscita del libro "Theory of Games and Economic Behavior" di John von Neumann e Oskar Morgenstern nel 1944. La coppia era formata, nell'ordine, da un matematico e da un economista. Il tentativo di questi due studiosi era quello di descrivere matematicamente ("matematizzare") il comportamento umano in quei casi in cui l'interazione fra uomini comporta la vincita o lo spartirsi di qualche tipo di risorsa.
Il più famoso studioso ad essersi occupato successivamente della "Teoria dei Giochi", in particolare per quel che concerne i "giochi non cooperativi", è stato proprio John Forbes Nash jr.
CHE COSA HA DIMOSTRATO?
Nash ha dimostato che, sotto certe condizioni, esiste sempre una situazione di equilibrio, che si ottiene quando ciascun individuo che partecipa a un dato gioco sceglie la sua mossa strategica in modo da massimizzare il proprio profitto, sotto la congettura che il comportamento dei rivali non varierà a motivo della sua scelta ( conoscendo la mossa dell'avversario, il giocatore non farebbe una mossa diversa da quella che ha deciso). Tutti i giocatori, possono dunque operare una scelta dalla quale tutti traggono un vantaggio (o limitare lo svantaggio al minimo).
Si tratta di una differenza sostanziale rispetto al caso dei giochi a "somma zero" studiati in precedenza da John von Neumann, dove la vittoria di uno dei due (unici) partecipanti era totale e necessariamente accompagnata dalla sconfitta all'altro.


ECCO COSA DICE JOHN NASH A PROPOSITO DELLA TEORIA DEI GIOCHI

“Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l'equilibrio c'è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme“ .
(Intervista di P. Odifreddi)
“Unilateralmente possiamo solo evitare il peggio, mentre per raggiungere il meglio abbiamo bisogno di cooperazione“
(Intervista di Piergiorgio Odifreddi).


I PRIMI SINTOMI DELLA SCHIZOFRENIA

Intanto comincia ad avere i primi segni di malattia. Conosce anche una donna che gli dà un figlio. Nash non vuole aiutare la madre economicamente, non riconosce il figlio, anche se si occuperà di lui per tutta la vita, sia pure saltuariamente. Continua la sua vita piuttosto complicata ed errabonda. Incontra un'altra donna, Alicia Lerde, meglio nota poi come Alicia Nash, che diventerà sua moglie.
In questo periodo visita anche il Courant Institute, dove incontra Louis Nirenberg, che lo introduce ad alcune problematiche delle equazioni differenziali alle derivate parziali. In questo campo ottiene un risultato straordinario, uno di quelli che potrebbero valere la medaglia Fields, e che è legato ad uno dei famosi problemi di Hilbert.
Tuttavia il matematico Ennio De Giorgi, aveva già risolto lo stesso problema pochi mesi prima in maniera indipendente. Al conferimento del Nobel, lo stesso Nash dichiarerà che: "fu De Giorgi il primo a raggiungere la vetta". Inizia nel frattempo ad occuparsi delle contraddizioni della meccanica quantistica e anni dopo confesserà che probabilmente l'impegno che mise a questa impresa fu causa dei suoi primi disturbi mentali.
Cominciano i ricoveri e inizia un lungo periodo della sua vita in cui alterna momenti di lucidità, in cui riesce a lavorare, raggiungendo anche risultati molto significativi, ad altri in cui le condizioni di salute mentale sembrano seriamente peggiorate. I deliri più frequenti riguardano le visioni di messaggi criptati (provenienti anche da extraterrestri), il credere di essere l'imperatore dell'Antartide o il piede sinistro di Dio, l'essere a capo di un governo universale. Nonostante ciò, fra alti e bassi, conduce la sua vita al fianco della moglie che lo sostiene in tutti i modi e con grandi sacrifici.
Finalmente, all'inizio degli anni novanta, le crisi sembrano avere fine. Nash può tornare quindi al suo lavoro con maggiore serenità, integrandosi sempre di più nel sistema accademico internazionale e imparando a dialogare e a scambiare idee con altri colleghi.


I SIMBOLI DELLA RINASCITA

1994: Premio Nobel per l'economia

19 marzo 2003: Laurea "honoris causa" in Economia e Commercio da parte dell'Università Federico II di Napoli

2003: Premio Capo d'Orlando.


IL FILM

A BEAUTIFUL MIND è un film del 2001 diretto da Ron Howard, dedicato alla vita del matematico e premio Nobel John Forbes Nash jr., interpretato da Russell Crowe. Il film è ispirato all'omonima biografia di Sylvia Nasar.


SCHEDA FILM
TITOLO ORIGINALE: A beautiful mind
PAESE: Stati Uniti
ANNO: 2001
DURATA: 136 minuti
COLORE: colore
AUDIO: DTS; SDDS; Dolby Digital
RAPPORTO: 1.78:1


GENERE: drammatico, biografico
REGIA: Ron Howard
SOGGETTO: Sylvia Nasar
SCENEGGIATURA: Akiva Goldsman
CASA DI PRODUZIONE: Universal Pictures, DreamWorks SKG, Imagine Entertainment


INTERPRETI E PERSONAGGI

Russell Crowe: John Nash
Jennifer Connelly: Alicia Nash
Ed Harris: William Parcher
Paul Bettany: Charles Henman
Adam Goldberg: Richard Sol
Christopher Plummer: dottor Rosen
Josh Lucas: Martin Hansen
Austin Pendleton: Thomas King
Judd Hirsch: professor Helinger


LA TRAMA

Nel 1949, il ventunenne e talentuoso matematico John Nash entra nella prestigiosa Università di Princeton con una borsa di studio per il dottorato in matematica. Nash, che fatica ad instaurare rapporti sociali, ha solo due amici: Charles, il suo compagno di stanza, e le formule matematiche.
Preoccupato dal pensiero di trovare un'idea originale a cui applicare le sue formule, John riesce nel suo obiettivo: in una tesi di dottorato di sole 27 pagine espone geniali intuizioni fondamentali allo sviluppo della "Teoria dei Giochi”, facendo così diventare obsolete le teorie economiche di Adam Smith. Le sue idee gli procurano fama e un importante posto di ricercatore al MIT di Boston, dove conferma la sua intelligenza matematica.
In piena "guerra fredda" viene contattato dall'esercito per la sua incredibile capacità di decodificatore. Entra così in contatto con l'"eminenza grigia" William Parcher, oscuro personaggio del governo che lo assolda per una missione top secret. Nello stesso periodo John si innamora di Alicia, una giovane studentessa di fisica, che diventa sua moglie.
La vita di Nash viene a questo punto sconvolta da una terribile scoperta. Charles, la sua nipotina e lo stesso Parcher sono in realtà solo proiezioni della mente malata di Nash, affetto da una grave forma di schizofrenia.
Iniziano i ricoveri in cliniche e manicomi, dove viene sottoposto a numerose sedute di shock insulinico e ad una massiccia dose di farmaci. Grazie all‘affetto e alla vicinanza dei familiari (soprattutto della moglie Alicia) ed alla sua forza mentale, riesce ad ignorare le sue allucinazioni e a convivere con la malattia, tornando anche all'attività accademica.
Infatti, Nash diventa docente a Princeton e nel 1994 diventa Premio Nobel per l'economia. La difficile ma riuscita convivenza di Nash con la sua malattia è simboleggiata dalla visione dei suoi tre fantasmi uno accanto all'altro che lo osservano dopo la cerimonia di premiazione.

UNA MENTE A DIR POCO GENIALE: JOHN NASH!!

TRA LE VARIE ATTIVITA' PREVISTE PER L'ESAME DI MATEMATICA, UNA RICHIEDEVA LA STESURA DI UN PROFILO DI UN GRANDE MATEMATICO: COSI' MI E' BALZATA ALLA MENTE L'IMMAGINE DI RUSSELL CROWE CHE INTERPRETAVA IL GRANDE JOHN NASH IN "A BEAUTIFUL MIND".
E' STATO PROPRIO GRAZIE AL FILM CHE SONO VENUTA A CONOSCENZA DI QUESTO GRANDE STUDIOSO, CHE HA DATO MOLTO AL MONDO DELLA MATEMATICA, PREMIATO NEL 1994 CON IL NOBEL PER L'ECONOMIA.

IO E LA MATEMATICA!!

Se penso alla matematica e ai primi legami con questa materia la mia memoria torna molto indietro nel tempo, addirittura a quando ero molto piccola, prima della Scuola dell’Infanzia. A volte non volevo mangiare e la mamma mi cantava delle “conte” in cui sentivo spesso nominare i numeri: uno– due – tre, come in “Un, due, tre la Peppina fa il caffè…”, oppure tutte le volte che salivo o scendevo le scale la mamma o il papà mi tenevano per mano e , a voce, mi ripetevano il numero dei gradini che salivo o scendevo.
I primi contatti con la matematica sono stati divertenti, legati alle esperienze di gioco, così anche nella Scuola dell’Infanzia, dove potevo ripetere a voce dei numeri, perché erano all’interno di qualche filastrocca o canzoncina.
Nella Scuola Primaria ho avuto un’insegnante di matematica piuttosto severa, gridava spesso con noi alunni, però era molto brava a spiegare i concetti e soprattutto ci faceva fare tanto esercizio; devo dire che mi ha dato delle buone basi per affrontare la Scuola Media. Alle elementari non era senz’altro la mia materia preferita, ma mi piacevano tanto le tabelline e tutte le volte che c’era una verifica, quasi ogni settimana, prendevo il massimo della valutazione: OTTIMO.
Nella Scuola Secondaria di Primo Grado la mia situazione con la matematica è peggiorata. Tutti gli anni ho cambiato insegnante e con nessuno dei tre sono riuscita a trovarmi bene; ognuno aveva un proprio metodo e tutti avevano l’abitudine di spiegare in una volta e velocemente un intero capitolo e poi proporci la verifica la volta seguente, senza fare adeguati esercizi per rafforzare i concetti. Meno male che la mia famiglia mi ha sempre aiutato! Mia mamma è insegnante nella Scuola Primaria e, vedendomi spesse volte in difficoltà, mi rispiegava gli argomenti e mi faceva fare tanti esercizi. Che fatica per prendere un voto più alto di SUFFICIENTE o PIU’ CHE SUFFICIENTE! Ho vissuto gli anni della Scuola Media non tanto bene a causa proprio della matematica.
Nei cinque anni della Scuola Superiore il mio rapporto con la matematica è completamente cambiato, anzi è diventato un rapporto di vero amore, di piacere, di voglia d’imparare. Fondamentale è stata la figura dell’insegnante molto capace nel gestire una classe sia come disciplina sia come didattica.
Mi piaceva ascoltare le sue lezioni e non avevo nessuna difficoltà a fare degli interventi su quello che stava spiegando o ad andare alla lavagna a fare qualche esercizio; in questi anni non ho avuto più bisogno di ricorrere all’aiuto di mia madre, perché sono sempre riuscita a cavarmela da sola, prendendo dei bei voti.
Ritengo fondamentale il ruolo che ha l’insegnante negli apprendimenti; è grazie ad una brava professoressa che ho cominciato ad amare la matematica e ad ottenere dei risultati positivi. Il “successo” scolastico dipende anche, secondo me, dalla relazione che l’insegnante riesce a instaurare con i suoi allievi.
Ora, che sto frequentando l’università, il mio rapporto con la matematica riprende proprio con quello che sto raccontando; essa è la protagonista, in questo contesto, di tutto il mio percorso scolastico.
Spero tanto, quando avrò finito il mio corso di laurea, di poter insegnare nella Scuola Primaria e di riuscire a fare amare agli alunni tutte le materie, in particolare la matematica e soprattutto di creare in questa disciplina tante occasioni di gioco, che aiutano ad apprendela in modo più divertente e a farla amare di più.

IL MIO RAPPORTO CON LA MATEMATICA!!!

OGGI HO RIPERCORSO IL MIO RAPPORTO CON LA MATEMATICA...QUANTI RICORDI!!!DALLA SCUOLA DELL'INFANZIA AD OGGI, CHE STO FREQUENTANDO L'UNIVERSITA', DEVO DIRE CHE IL MIO LEGAME CON QUESTA MATERIA E' PROPRIO CAMBIATO: DA UNA "ANTIPATIA" CHE HA RAGGIUNTO L'APICE NEGATIVO NELLA SCUOLA MEDIA, SI E' TRASFORMATO IN UN APPREZZAMENTO NELLA SCUOLA SUPERIORE. ADESSO, CHE SONO PIU' GRANDE, MI RENDO CONTO CHE QUESTO CAMBIAMENTO GRADUALE NEI CONFRONTI DELLA MATEMATICA E' DIPESO MOLTO DAGLI INSEGNANTI CHE HO AVUTO E NON DALLA DISCIPLINA IN SE'.